1. Diritto Internazionale Umanitario (DIU)
0Il Diritto Internazionale Umanitario, anche definito dalla dottrina classica "Diritto delle genti", è un insieme di convenzioni, leggi e regole di guerra che proteggono le persone che non prendono parte alle ostilità.
Inoltre pongono limiti all'impiego di mezzi e metodi di guerra, al fine di limitare le sofferenze inutili ed eliminare i mali superflui. Si applica in ogni conflitto armato, internazionale o non internazionale; le regole sono effettive dallo scoppio delle ostilità con o senza discriminazione di guerra.
Il Giurista e Diplomatico GROZIO è il padre del diritto delle genti. Egli affermò che il diritto non doveva essere più inteso come espressione di una giustizia divina, bensì come il frutto della ragione; da qui il bisogno di trovare un principio unitario che governasse le relazioni internazionali.
In un primo momento esistevano regole non scritte basate sulle consuetudini seguite nei conflitti armati.
Esistevano dei regolamenti che gli Stati promulgavano per le proprie truppe. Il Codice Lieber che fu emanato nell'Aprile del 1863 è importante perché segnò il primo tentativo di codificare le leggi e le consuetudini di guerra esistenti.
La base fondamentale del diritto umanitario è attualmente costituita dalla I Convenzione di Ginevra del 22 Agosto 1864 e dalle sue evoluzioni nelle Quattro Convenzioni di Ginevra del 1949 e dai due Protocolli Aggiuntivi del 1977 e dal protocollo aggiuntivo del 2005.
La guerra è vietata. La Carta delle Nazioni Unite lo afferma in maniera inequivocabile: sono vietati la minaccia e il corso all'uso della forza armata contro un altro Stato.
A partire dal 1945, la guerra non costituisce più un mezzo legittimo di soluzione delle controversie che sorgono tra gli Stati.
Perché, allora, parlare di norme internazionali che si applicano ai conflitti armati e ai loro effetti, dal momento che la Carta vieta il ricorso all'uso della forza nelle relazioni internazionali?
A questa domanda possono essere date tre risposte di natura giuridica:
- La Carta delle Nazioni Unite non ha completamente vietato il ricorso alla forza. Infatti, in caso di uso della forza, gli Stati conservano il diritto di difendersi, individualmente o collettivamente, contro quegli attacchi che minaccino la loro indipendenza o il loro territorio;
- Il divieto di ricorrere alla forza, enunciato nella Carta, non si applica ai conflitti armati intestìni;
- Il capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite autorizza gli Stati membri all'uso della forza, nel contesto di azioni collettive, volte al mantenimento o al ripristino della pace e della sicurezza internazionale.
L'obiettivo del DIU è quello di disporre norme internazionali che limitano gli effetti della guerra sulle persone e sui beni.
I fondamenti su cui si basa il DIU quattro Convenzioni di Ginevra 1949 e i due Protocolli Aggiuntivi 1977, nati per difendere chi non partecipa o non partecipa più alle ostilità. Negli anni queste norme sono mutate per adeguarsi ai diversi scenari e modalità di conflitto.
Diversi giuristi e filosofi si interessarono alla regolamentazione dei conflitti.
Nel XVIII sec. Jean-Jacques Rousseau diede un importante contributo formulando il seguente principio relativo alla guerra tra Stati:
"La guerra non è una relazione tra un uomo e un altro uomo, bensì una relazione tra Stati, in cui gli individui sono nemici solo per caso; non come uomini, nemmeno come cittadini, ma solo in quanto soldati (...).Poiché l'oggetto della guerra è quello di struggere lo Stato nemico, sarà legittimo ucciderne i difensori finché questi imbracciano le armi; ma non appena essi le gettano e si arrendono, cessano in quel momento di essere nemici o agenti del nemico e tornano a essere semplicemente uomini, per cui non si ha più diritto sulla loro vita".
l DIU si basa su alcuni principi strettamente correlati fra loro:
- Il Principio di Umanità enuncia " (...) i civili e i combattenti rimangono sotto la protezione e l'imperio dei principi del diritto delle genti quali risultano dalle consuetudini stabilite, dai principi di umanità e dai precetti della pubblica coscienza".
- Il Principio di Distinzione, chi conduce operazioni militare deve operare costantemente la distinzione tra personale combattente e popolazione civile, fra obiettivo militare e bene civile, fra prigionieri di guerra, internato civile e prigionieri comuni, sono regole definite dal Principio di Distinzione.
- Il Principio di Proporzionalità sancisce che ogni comandante militare, prima di lanciare un attacco deve valutare che vi sia un vantaggio militare concreto e diretto nell'azione militare, in relazione alle perdite umane e ai danni alla popolazione civile, ai beni culturali e ai beni civili, incidentalmente causati.
- Il Principio di Precauzione, sebbene le operazioni militari possano essere intraprese solamente contro gli obiettivi militari, questo non impedisce che dei civili o dei beni siano toccati. Per questo motivo il Diritto Internazionale Umanitario esige che le operazioni militare siano condotte vigilando costantemente a risparmiare la popolazione civile e i beni di carattere civile.
- Il Principio di Limitazione delle perdite inutile e delle sofferenze superflue , si traduce nella proibizione di armi e sistemi d'arma, con munizionamento o modalità d'impiego, tali da colpire con effetti traumatici eccessivi, così da recare sofferenze alleviabili al bersaglio.
LE CATEGORIE PROTETTE
Le categorie protette riguardano non solo quei gruppi che sono più esposti alle sofferenze durante il conflitto ma anche i beni culturali ossia tutto ciò di carattere culturale e civile, che non rappresenta un obiettivo militare, e sono protetti da speciali simboli.
Ma quali sono queste categorie?
- Feriti e Malati: persone militari o civili che a causa di malattie, traumi o infermità fisiche o psichiche necessitano di cure e si astengono ad ogni ostilità. Hanno il diritto a essere raccolti e trattati con umanità e curati senza distinzioni se non di carattere sanitario. Non devono subire violenze o esperimenti, ne essere lasciati intenzionalmente senza cure o esposti a contagi o infezioni. Devono comunque essere rispettati dalla popolazione civile.
- Naufraghi: personale militare o civile che si trovano in situazioni pericolose in acque, in seguito a infortuni ad esse o ai mezzi che li trasportavano e si astengono da ogni ostilità. Queste persone manterranno lo stato di naufraghi anche durante il salvataggio, fino a che non ricopriranno un'altra categoria espressa dalle convenzioni.
- Personale Sanitario: persone elusivamente impegnate in attività sanitarie (medici e infermieri), o all'amministrazione e funzionamento di unità e mezzi di trasporto sanitari. A questa categoria è associato anche il personale religioso esclusivamente dedicato al proprio ministero. Questo personale non può essere ostacolato all'esplicazione delle proprie attività. Hanno l'obbligo di astenersi da ogni atto di ostilità, di identificarsi e di rispettare la volontà dei pazienti. Hanno il divieto di esperimenti medici sui pazienti.
- Prigionieri di Guerra: combattente che cade in potere della parte avversaria o che si arrende. E' importante comprendere la distinzione che c'è tra un combattente legittimo e la popolazione civile che come tale non prende affatto parte in nessun modo diretto o indiretto al conflitto.Per questo dobbiamo definire chi è un combattente legittimo:
- Sottoposto ad un comando responsabile;
- Portare apertamente le armi;
- Portare una divisa o un segno di riconoscimento fisso e riconoscibile a distanza;
- Rispettare gli usi e le leggi di guerra.
Il combattente che si trova fuori combattimento non può essere oggetto di attacco, a condizione che si astenga da qualsiasi atto di ostilità o perfidia.
Atto di Perfidia: grave violazione del D.I.U. che sussiste quando ci si prende gioco delle buona fede della parte avversaria, ovverosia quando si fa cadere in errore il nemico inducendolo a credere di dovere concedere o ad avere diritto alla protezione accordata dalle norme di tutela del DIU, simulando:
- La resa:
- La volontà di negoziare;
- Una ferita o una malattia;
- Lo stato di civile;
- Lo stato protetto usando l'emblema di protezione, senza averne diritto.
LE REGOLE FONDAMENTALI DEL DIU
Queste sette regole riassumono la natura del diritto internazionale umanitario.
Non hanno la forza di uno strumento giuridico, né vogliono sostituirsi ai trattati in vigore. Esse, infatti, dipendono da questi ultimi e sono state stilate per facilitare la diffusione del D.I.U.
1. Le persone che non prendono, o che non prendono più parte alle ostilità hanno diritto al rispetto della propria vita e della propria integrità fisica e mentale. Queste persone devono essere protette e trattate con umanità in qualsiasi circostanza senza nessuna distinzione di carattere sfavorevole (distinzione tra combattente e non combattente).
2. E' assolutamente proibito uccidere o ferire un avversario che si arrende o che non prende più parte alle ostilità (perché lo scopo della guerra è quello di rendere inoffensivo il nemico ma solo fino a quando conserva lo status di combattente).
3. I feriti e malati devono essere raccolti e curati dalla parte in conflitto che li detiene in proprio potere. Il personale sanitario e gli stabilimenti, i trasporti e le attrezzature sanitarie, devono essere rispettati e protetti.
4. I combattenti che sono stati catturati e i civili che si trovano sotto l'autorità della Parte avversaria hanno diritto al rispetto della loro vita, della loro dignità, dei loro diritti personali e delle loro opinioni politiche, religiose, etc. Devono essere protetti contro ogni forma di violenza e di rappresaglia. Hanno diritto a scambiarsi notizie con le proprie famiglie e a ricevere aiuti materiali.
5. Tutti devono godere delle garanzie giudiziarie fondamentali e nessuno può essere ritenuto responsabile di un atto che non ha commesso. Nessuno può essere sottoposto a torture fisiche e mentali o, punizioni corporali crudeli o degradanti o ad altri trattati simili.
6. Entrambi hanno un diritto illimitato nella scelta di mezzi e metodi di combattimento. E' proibito usare armi o metodi di combattimento che possono causare perdite inutili o sofferenze eccessive.
7. Le parti in conflitto devono distinguere in ogni momento i combattenti e i civili, e gli obiettivi militari e i beni civili.
In conclusione si può quindi affermare, che la guerra resta, purtroppo, un'eventualità che non può essere ignorata, pertanto, pensare che queste non si verifichino più, è dimostrazione di illusione o di pigrizia.
L'obiezione che il diritto della guerra è stato e sarà violato, non è motivo valido per disconoscerlo, le sue violazioni, infatti, sono dovute in parte all'ignoranza. Per tale motivo è necessaria una diffusione sempre più ampia delle regole che disciplinano questi eventi.